*Il quartiere Eixample di Barcellona, ​​in Spagna. Fotografia: Alamy

Una politica di rigida esclusione del traffico di auto per ridurre l´inquinamento atmosferico a Barcellona

Barcellona potrebbe salvare centinaia di vite e ridurre l'inquinamento atmosferico di un quarto se implementasse completamente il suo radicale sistema di superblocchi per ridurre il traffico, questo quello che emerge da un nuovo rapporto condotto dall´istituto della salute di Barcellona che calcola che la città potrebbe prevenire 667 morti premature ogni anno se creasse tutti i 503 superblocchi previsti nel suo piano iniziale.

I superblocchi sono gruppi di strade in cui il traffico è ridotto a quasi zero, con lo spazio precedentemente occupato da automobili riservate ai pedoni e alle aree di gioco e l´implementazione di tutti e 503 questi spazi genererebbe una riduzione del 24% dell´attuale emissione di biossido di Azoto (NO2), portando i limiti all´interno di quelli suggeriti dall´organizzazione Mondiale della Sanitá. Questa operazione potrebbe risparmiare alle casse della cittá quasi due miliardi di euro all´anno ma soprattutto una riiduzione delle morti premature causate da inquinamento atmosferico (stimate in 291 all´anno).

Quando il primo superblocco è stato introdotto nel 2017 a Poblenou, nel nord della città, ha incontrato l'opposizione dei proprietari di auto e anche coloro che hanno affermato che sarebbe stato rovinoso per gli affari locali.

Tuttavia, l'opposizione è svanita poiché i residenti hanno iniziato a godere dei benefici di un quartiere senza traffico. Ci sono anche il 30% in più di imprese locali rispetto al passato e l'area ha visto un aumento significativo del numero di persone che fanno viaggi a piedi o in bicicletta.

Il modello dei superblocchi ha attirato l'attenzione di altre città e a Seattle, negli Stati Uniti, c'è una proposta per introdurre qualcosa di simile allo schema di Barcellona in una zona di sei isolati nel quartiere di Capitol Hill.


Ecco le start-ups che stanno lavorando per trovare soluzioni all´inquinamento atmosferico

Abbiamo lanciato una pagina nuova in questo sito dedicata alle startup che son impegnate nella ricerca di soluzioni per risolvere o attenuare i danni e rischi dell´inquinamento atmosferico. 
Aggiorneremo questa pagina man mano che verremo in contatto con nuove startup. 
La nostra definizione di startup é abbastanza generosa includendo anche societá che esistono da oltre 5 anni ma che per il prodotto trattato e per la tipologia di sviluppo possono ancora considerarsi in una fase di lancio. 
L´obiettivo non é soltanto quello di diffonderne il nome ma anche collezionare i prodotti o servizi per dare un´idea del tipo di soluzioni che si stanno attuando o che sono in studio.
Vi invitiamo a segnalarci startup che conoscete utilizzando il form alla destra di questa pagina e noi provvederemo ad aggiungerle in elenco. 


*Foto: Steve HL Yim (CUHK)

L´inquinamento atmosferico in Cina costa 34 miliardi di Euro anno

Un nuovo studio ha rilevato che l'inquinamento atmosferico provocato dall'ozono e dalle particelle fini può costare circa 267 miliardi di Yuan cinesi (34 miliardi di Euro) dall'economia della Cina sotto forma di morti precoci e perdita di produzione alimentare.
I ricercatori dell'Università cinese di Hong Kong hanno ricavato questo dato calcolando i costi sociali dell'inquinamento atmosferico attribuiti all'impatto sulla salute pubblica e alla riduzione dei raccolti.
"Questa è una cifra abbastanza grande e significativa considerando che ammonta a circa lo 0,7 per cento del PIL nazionale", ha affermato il ricercatore Steve Yim Hung-lam. 

Il rapporto, pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters mostra l´impatto sull'inquinamento a livello del suolo da ozono (O3) e particolato leggero (PM2.5) nel 2010 da sei settori dell'economia: industriale, commerciale e residenziale, agricoltura, produzione di energia, trasporto terrestre e "altri", come aviazione e incendi.
Si è scoperto che i due inquinanti causano in media 1,1 milioni di morti premature nel paese ogni anno, circa 1.000 a Hong Kong. Circa 20 milioni di tonnellate di riso, grano, mais e soia vengono perse ogni anno a causa dell'esposizione all'ozono.
Collettivamente, i costi economici derivanti dai danni alla salute pubblica - spese ospedaliere e ambulatoriali, assenze dal lavoro e simili - e perdite di raccolti ammontano a 267 miliardi di yuan, ovvero circa lo 0,66% del prodotto interno lordo annuale.





















Le emissioni di inquinanti in Europa nel 2017 hanno registrato un aumento rispetto al 2016

Per leggere l´articolo originale sul sito dell´Agenzia Europea per l´Ambiente clicca qui.

Gli Stati membri dell'Unione Europea hanno fatto solo progressi misti nella riduzione delle emissioni degli inquinanti atmosferici più dannosi, secondo i dati aggiornati pubblicati oggi dall'Agenzia Europea per l´ambiente a fine agosto 2019. I dati provengono dal rapporto annuale sull'inventario delle emissioni dell'UE inviato alla Convenzione UNECE sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza.

La relazione SEE conferma, come evidenziato nel recente briefing SEE sulla direttiva sui limiti nazionali di emissione dell'UE all'inizio di questo mese, che dopo molti anni di declino, per oltre la metà dei 26 inquinanti monitorati le emissioni sono aumentate leggermente nel 2017 rispetto all'anno precedente . Le pubblicazioni sono arrivate da fonti chiave come l'agricoltura, i trasporti, l'industria e le famiglie.

La relazione evidenzia inoltre la crescente importanza del settore della combustione stazionaria residenziale, che comprende ad esempio la combustione di combustibili nelle stufe domestiche. Questa fonte fornisce un contributo significativo alle emissioni totali di molti inquinanti e ha contribuito all´emissione diretta nell´aria nel 2017 sul totale delle emissioni di:
- 51% del particolato fine (PM2,5)
- 42% del monossido di carbonio totale
- 42% degli idrocarburi policiclici aromatici
- 24% dei composti diossina e furano
- 16% del cadmio di metalli pesanti

Il rapporto LRTAP tiene traccia delle emissioni di inquinanti atmosferici chiave negli ultimi anni. È presentato dall'UE all'UNECE ai sensi del protocollo di Göteborg alla convenzione LRTAP, che mira a limitare e, per quanto possibile, ridurre e prevenire gradualmente l'inquinamento atmosferico. Il protocollo stabilisce inoltre limiti di emissione per una serie di inquinanti atmosferici che devono essere rispettati dal 2010 in poi, che per gli Stati membri sono equivalenti o meno ambiziosi di quelli specificati dalla direttiva NEC dell'UE del 2010.

Una nuova iniziativa per misurare l´inquinamento atmosferico fuori dalle scuole

L'inquinamento atmosferico è una preoccupazione crescente in Europa e nel mondo. L'iniziativa CleanAir @ School si sta concentrando sulla qualità dell'aria nelle scuole europee coinvolgendo bambini, genitori e insegnanti nella misurazione delle concentrazioni di inquinanti.

L'AEA e la Rete europea delle agenzie di protezione ambientale (APE) hanno lanciato un'iniziativa scientifica per cittadini per monitorare la qualità dell'aria nelle scuole europee. Le scuole partecipanti misurano le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) con dispositivi affidabili e semplici a basso costo, posizionando un campionatore lungo la strada di fronte alla scuola e uno in un'area meno inquinata, come il cortile della scuola.

I bambini delle scuole partecipanti apprendono dell'inquinamento atmosferico e dei suoi effetti sulla salute durante il progetto. I genitori possono anche vedere in che modo il trasporto su strada influisce sulla qualità dell'aria e il progetto esplora se questa conoscenza induca i genitori a spostarsi dal portare i propri figli a scuola in auto. Un breve questionario terrà traccia di eventuali cambiamenti nella consapevolezza e nel comportamento. Le agenzie di protezione ambientale partecipanti si impegnano anche con le comunità locali e spiegano come gli APE lavorano per migliorare la qualità dell'aria.

Oltre a sensibilizzare sulla qualità dell'aria, l'iniziativa esplora come i dati raccolti dai cittadini potrebbero integrare i dati ufficiali sulla qualità dell'aria. A livello europeo, ciò può sostenere gli sforzi della Commissione europea volti a semplificare la rendicontazione ambientale, in particolare per "promuovere un più ampio uso della scienza dei cittadini per integrare la rendicontazione ambientale".

Cosa hanno imparato 10 cittá europee mentre cercano di ridurre l´inquinamento atmosferico

L'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) ha collaborato con diverse città europee per comprendere meglio le sfide di attuazione delle politiche volte alla riduzione delle emissioni inquinanti. Il nuovo rapporto dell'AEA, pubblicato oggi, sintetizza i risultati chiave sui progressi delle città negli ultimi cinque anni e mette in evidenza le sfide in corso per migliorare la qualità dell'aria a livello locale.

Il nuovo rapporto, in collaborazione con 10 delle 12 città coinvolte in un progetto pilota di attuazione aerea del 2013, vale a dire: Anversa (Belgio), Berlino (Germania), Dublino (Irlanda), Madrid (Spagna), Malmö (Svezia) , Milano (Italia), Parigi (Francia), Plovdiv (Bulgaria), Praga (Repubblica Ceca) e Vienna (Austria).

A cinque anni dalla valutazione originale, le città coinvolte nel progetto hanno migliorato la gestione della qualità dell'aria, in particolare nell'uso di strumenti e metodi per quantificare gli effetti delle misure proposte e attuate. In generale, c'è anche una maggiore comprensione delle fonti di inquinamento atmosferico locale.

Ciononostante, le città segnalano che permangono numerose sfide importanti, tra cui:
- comunicazione e l'impegno con i cittadini su questioni relative alla qualità dell'aria
- necessità di nuove misure di qualità dell'aria, tra cui l'evidenziazione dei benefici per la salute, la riduzione del rumore e la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici
- raggiungimento della coerenza delle politiche tra i livelli amministrativo e di governance
- sforzi per generare sostegno politico e pubblico per migliorare la qualità dell'aria oltre gli standard minimi dell'UE

Le principali iniziative comuni intraprese dalle 10 cittá partecipanti al progetto sono state:
- espansione del teleriscaldamento
- promozione del ciclismo
- l'abbassamento dei limiti di velocità
- emissione di oneri di congestione

Altre iniziative includevano:
- trasferimento di impianti industriali
- modernizzazione di stufe e caldaie domestiche
- uso di combustibili più puliti per il riscaldamento
- passaggio a autobus o tram più puliti
- introduzione di zone di trasporto a basse emissioni.


*Image by Gerd Altmann - Pixabay

L´inquinamento da traffico aereo continua ad aumentare

Per leggere l´articolo orginale dell´Agenzia Ambientale Europea clicca qui

Il nuovo rapporto, pubblicato nei giorni scorsi congiuntamente dall'Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (EASA), dall'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) e da EUROCONTROL hanno mostrato che gli sforzi effettuati nel settore dei trasporti aerei per ridurre le emissioni inquinanti non hanno raggiunto i risultati desiderati.

Il rapporto, che fornisce una valutazione aggiornata delle prestazioni ambientali del settore dell'aviazione in Europa, afferma che, mentre l'aviazione ha prodotto vantaggi economici, stimolato l'innovazione e migliorato la connettività in Europa, la crescita del settore ha anche aumentato i suoi impatti negativi sui cambiamenti climatici, sul rumore e sulla qualità dell'aria.

Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'AEA, ha affermato che "il rapporto conferma che le attuali tendenze e prospettive nel settore dell'aviazione non sono compatibili con la protezione dell'ambiente, del clima e della salute delle persone. L'Europa deve aprire la strada verso un settore dell'aviazione più sostenibile in patria e all'estero. Politiche forti e una solida attuazione possono mitigare gli impatti futuri di un settore in crescita, nonché favorire l'innovazione e lo spostamento fondamentale necessario nel comportamento dei consumatori ".

Ecco alcuni dati interessanti emersi dal rapporto:

- il numero dei voli all´interno dell´Europa dei 28 paesi (EU28 + EFTA) è aumentato dell'8% tra il 2014 e il 2017 e dovrebbe crescere del 42% dal 2017 al 2040 nelle previsioni più probabili
- i miglioramenti tecnologici, il rinnovo della flotta e la maggiore efficienza operativa sono stati in grado di controbilanciare parzialmente l'impatto della recente crescita, ma dal 2014 si è ancora registrato un aumento del rumore e delle emissioni complessive.
- nel 2016, l'aviazione nazionale e l'aviazione internazionale erano insieme responsabili del 3,6% delle emissioni totali di gas a effetto serra nell'UE28 e del 13,4% delle emissioni dei trasporti.
- l'efficienza ambientale del trasporto aereo migliora e, entro il 2040, sono previsti ulteriori miglioramenti nella combustione media del carburante per passeggero km percorsi (-12%) e nell'energia acustica per volo (-24%).
- si stima che entro il 2040, le emissioni di anidride carbonica (CO2) e ossidi di azoto (NOX) del trasporto aereo dovrebbero aumentare di almeno il 21% e il 16%, rispettivamente.

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In numeri abbiamo ricevuto più di mille visitatori unici al mese dal 2010 al 2013 e siamo stati recensiti da alcuni siti web ricevendo anche una breve menzione sul magazine a tiratura nazionale Casa&Natura.

Come potete vedere nelle date dei post, dal 2013 abbiamo progressivamente ridotto le pubblicazioni fino al silenzio completo, ebbene il blog è interamente gestito su base volontaria e dal 2013 ad oggi non è stato più possibile portare avanti le attività.

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Gianfranco Peano scriverá di inquinamento da biomassa

Dedichiamo questo post a un esperto ambientalista che nei prossimi mesi ci guiderá attraverso i temi dell´inquinamento da biomassa e piú in generale del ciclo del carbonio con un punto di vista obiettivo e trasparente.

Abbiamo fatto qualche domanda a Gianfranco Peano per capire se le sue risposte sono in linea con la filosofia di questo blog. Lasciamo a voi la scelta:

Descriviti in 20 secondi?
Sono un convinto ambientalista da lunga data, da "sempre" amo definirmi tale (sono volontario/attivista in associazioni quali Legambiente), con interessi in campo energetico (fonti fossili, rinnovabili, efficienza energetica, ...); la mia formazione è scientifica (diplomato in chimica, insegnamento analisi chimica strumentale ed elettrochimica); ho una forte passione per la terra, che amo coltivare con metodi sostenibili, la curiosità mi spinge sempre alla ricerca di esperienze interessanti in giro per il mondo. Altre passioni: musica

Cosa si intende con inquinamento da biomassa a uso energetico?
Si riferisce non solo alle emissioni in atmosfera da combustione di biomasse, ma anche agli eventuali impatti su suolo e acque generati da usi poco sostenibili delle biomasse.

Perché pensi che l´inquinamento da biomassa sia una tematica importante da comunicare?
Perchè oltre ai processi di produzione energetica, per i quali vigono norme e controlli che limitano le emissioni inquinanti, esiste anche un esteso e incontrollato ricorso a combustioni ”in campo” di residui di biomasse al solo scopo di distruggerle anzichè utilizzarle in modo proficuo per i suoli; infine le biomasse sono indicate come ”neutre” in merito alle emissioni climalteranti ma spesso questo assunto non è corretto

Pensi che sia sufficientemente comunicato e preso in considerazione in Italia il rischio di inquinamento da biomasse?
Non sempre. Spesso trascurando la particolarità di alcune nostre regioni (ad es. la Pianura padana) già pesantemente soggette ad inquinamento atmosferico, per le quali (come vedremo nei prossimi articoli) dovrebbe valere la regola della ”sostituzione” piuttosto che quella della ”addizione”: un nuovo impianto di produzione energetica dovrebbe sempre sostituire impianti più obsoleti e impattanti, non creare inquinamento aggiuntivo, piuttosto tendere a ridurlo; se poi si ha a che fare con le combustioni del tutto ”gratuite” legate alla distruzione dei residui di biomassa, qui il rischio è quasi sempre ignorato.

Quindi le biomasse sono l´ennesima illusione energetica che all´inizio sembra risolvere i problemi e poi si scopre crearne altri?
Non parlerei di ”illusione”. Certo occorre valutare molto attentamente tutti gli eventuali problemi (oltre alle emissioni inquinanti) legati alle biomasse quali fonti energetiche; in particolar modo lo sfruttamento eccessivo, non correttamente valutato, potrebbe portare all’impoverimento di sostanza organica nei suoli e riduzione della biodiversità e paradossalmente contribuire ulteriormente all’emissione di gas serra.
Insomma le biomasse possono fare la loro parte nella transizione energetica verso un modello sostenibile a patto che siano rispettati anche i vincoli ambientali legati principalmente al ciclo del carbonio che sostiene la vita.

Ci sono soluzioni pratiche al momento?
Restando alle biomasse, credo che le migliori soluzioni siano ad esempio la produzione di biogas da scarti e sopratutto deiezioni da allevamenti e frazione organica dei rifiuti, (scarti di orti e giardini, scarti alimentari) (e non da colture dedicate che molti impianti usano in modo prevalente); bruciare gas piuttosto che materiali solidi comporta sicuramente minor inquinamento.

Quali esperienze ti hanno fatto maturare questo interesse per l´inquinamento da biomasse?
Ancor più dell’inquinamento mi interessano le questioni legate alla perdita di biodiversità/fertilità dei suoli e il fondamentale ruolo delle biomasse nel ciclo del carbonio; oggi è in atto per varie ragioni una preoccupante riduzione di carbonio nel suolo (il suolo è una componente basilare del ciclo del carbonio ): dobbiamo assolutamente intervenire per invertire questa pericolosa tendenza.

Su quali aspetti dell´argomento ti concentrerai nei tuoi articoli?
Approfondiró le problematiche legate a questi fenomeni in atto e valutare se e come le biomasse possano essere una risorsa oppure diventare a loro volta un problema anche in tal senso; cercherò anche di trattare di alternative concrete e sostenibili.


L´inquinamento da trasporti in Europa nel 2012 - SECONDA PARTE

Proponiamo l´immagine che negli ultimi anni ha fatto il giro dei social network ed é sempre piú usata per mostrare il divario netto tra lo spazio usato per 60 persone viaggiando in pulman o bici contro quello utilizzato viaggiando in auto. Tratta da una pubblicazione della città di Muenster (Germania) che risale a oltre 20 anni fa.
Ecco quello che emerge dall´analisi condotta dall´Agenzia Europea per l´Ambiente (AEA) nel 2012 con l´obiettivo di scattare una fotografia delle abitudini di trasporto su auto in Europa:

Uso dell´automobile privata: è rimasto più o meno stabile, dice il rapporto, nonostante la recessione economica e ampie fluttuazioni dei prezzi del carburante negli ultimi dieci anni.

• I prezzi influenzano le scelte a scapito dell´ambiente: in alcuni casi, i prezzi possono influenzare le persone a fare scelte che sono dannose per l'ambiente. L'acquisto di un´auto è diventato sempre più conveniente in termini reali a partire dalla metà degli anni 1990, segnala il rapporto, mentre i viaggi in treno e di passeggeri via acqua è diventato più costoso. Tuttavia, nuove auto stanno diventando sempre più efficienti. La vettura media venduta nel 2011 è stata del 3,3% più efficiente rispetto alla media venduta l'anno prima.

Alcuni elementi indicano un cambiamento della domanda:
Immatricolazioni veicoli a benzina: è sceso del 76% tra il 2010 e il 2011. Questo è stato in gran parte a causa di un forte calo nella diffusione in Francia e Italia, paesi in cui questo carburante è più comunemente utilizzato.

• Immatricolazione auto elettriche: Ci sono state 8700 auto elettriche registrate nel 2011. Questo numero è solo lo 0,07% delle auto nuove immatricolate, quindi non ha influenzato significativamente la media delle emissioni dell'UE, si tratta di un aumento di 10 volte rispetto al 2010.

• Emissioni di CO2: Portogallo, Malta e Danimarca hanno registrato le auto in media piú efficienti in termini di emissioni di CO2, con emissioni di 125 g di CO2/km o meno. Meno efficienti le auto immatricolate in Estonia, Lettonia e Bulgaria che hanno emissioni superiori ai 150 g CO2/km in media.

• Emissioni di gas serra: per raggiungere l'obiettivo dell’UE, il settore dei trasporti deve ridurre le emissioni di biossido di carbonio del 68 % tra il 2010 e la metà del secolo. Le emissioni di gas serra dovute ai trasporti sono diminuite dello 0,4 % tra il 2009 e il 2010, e le prime stime mostrano una diminuzione simile tra il 2010 e il 2011.

• Inquinamento sonoro: È inoltre stato sottolineato che il rumore rappresenta un'altra forma di inquinamento che può causare gravi problemi di salute. Il rapporto rileva che in Europa nelle città più grandi, tre su cinque residenti sono esposti a livelli nocivi di inquinamento acustico. Anche in campagna 24 milioni di europei sono esposti all’inquinamento acustico durante la notte. Questo può causare problemi sia fisici che psicologici.

Il Commissario per l'ambiente, Janez Potočnik, ha dichiarato: "Questa relazione è un monito di quanto sia importante la qualità dell'aria per la salute dei nostri cittadini. E’ per questo che voglio che il 2013 sia “l'anno dell’aria”, incentrato sul rafforzamento delle nostre leggi sulla qualità dell'aria per affrontare i problemi individuati oggi ".


L´inquinamento da trasporti in Europa nel 2012 - PRIMA PARTE

il 27 Novembre 2012 è stata pubblicata la relazione annuale dell'agenzia europea dell’ambiente, nell'ambito del meccanismo di segnalazioni sui trasporti e l'ambiente (TERM), il cui obiettivo é quello di valutare l'impatto ambientale dei trasporti in Europa. In generale sono stati registrati miglioramenti timidi e principalmente causati dalla recessione che ha determinato un rallentamento di tutte le attivitá in Europa.

La relazione mostra un trend di riduzione dell´inquinamento evidenziando peró che rimane un problema prioritario in molte zone d´Europa rappresentando una delle cause principali della scarsa qualitá dell´aria in Europa a livello globale contando per un quarto delle emissioni di gas a effetto serra. Vediamo in forma schematica cosa emerge da questa fotografia dell´inquinamento da trasporti.

Pagella insufficiente:
  • Euro standards: i limiti per i veicoli non sono riusciti a ridurre le emissioni reali di Diossido di Azoto (NO2) ai livelli stabiliti dalla normativa apportando solo piccoli miglioramenti alla qualitá dell´aria.
  • Piogge acide: l´aumento delle spedizioni negli ultimi vent'anni ha causato soltanto una riduzione delle piogge acide del 14% rispetto al 1990, nonostante gli importanti miglioramenti di efficienza.
  • Gas serra: le emissioni dovute ai trasporti sono diminuite del 0,4% tra il 2009 e il 2010, e le prime stime mostrano una diminuzione simile tra il 2010 e il 2011.
  • Esposizione nelle strade trafficate: le persone che vivono vicino a strade trafficate in tutta Europa rimangono particolarmente esposte a livelli eccessivi di inquinamento atmosferico. Nel 2010 il 44% dei livelli di NO2 è stato registrato sui cigli delle strade delle stazioni di monitoraggio dell'aria. Le polveri sottili (PM 10) hanno superato i limiti del 33% in questi siti. Questi inquinanti possono come già riportato hanno un effetto estremamente dannoso sul nostro organismo. 
  • Energia consumata dai trasporti: é scesa solo del 4,3% nel 2011 rispetto al suo picco del 2007.
  • Domanda di trasporto dei passeggeri: è scesa quasi dell'1% tra il 2009 e il 2010. Numero che sembra andare contro la tendenza a lungo termine, in quanto la domanda di trasporto passeggeri è aumentata costantemente in tutta l'UE da quando dalla metà degli anni 1990.
  • Immatricolazioni: aumentate tra il 2001 e il 2007, con un picco a 15,5 milioni di auto, ma oggi in diminuzione. Tra il 2010 e il 2011 il numero di nuove immatricolazioni di autovetture è aumentato in molti Stati membri, in particolare la Lettonia (71%), Lituania (68%) ed Estonia (66%), ma è caduto in altri, tra cui la Grecia (-31%), Portogallo ( -31%) e Spagna (-17%).

Questi numeri ancora una volta hanno sottolineato la necessità di politiche efficaci e immediate per la tutela dei cittadini contro l'inquinamento atmosferico. Jacqueline McGlade, direttore esecutivo di AEA, ha dichiarato: "La politica dell'Unione europea ha ridotto le emissioni di molti inquinanti negli ultimi dieci anni, ma siamo in grado di andare oltre in molti Paesi. Le concentrazioni degli inquinanti atmosferici sono ancora al di sopra dei limiti di legge impostati per tutelare la salute dei cittadini europei. Infatti, l'inquinamento atmosferico riduce l'aspettativa di vita umana di circa due anni nelle città e regioni più inquinate.

Nel prossimo post vedremo quali abitudini sono emerse dalla relazione dell'Agenzia Europea per l'ambiente


Qualitá dell´aria in Europa 2012

Il 24 Settembre 2012 é stata pubblicata dall´agenzia europea sull´ambiente la relazione denominata “La qualità dell'aria in Europa 2012” . La finalitá della ricerca é prendere in esame l'esposizione dei cittadini agli inquinanti atmosferici e fornisce una panoramica della qualità dell'aria in Europa dal 2001 al 2010. Obiettivo della relazione é quello di offrire numeri e spunti per lo sviluppo di politiche più efficaci per rendere l’aria pulita.

Pessima situazione per l´Italia che si distingue per concentrazioni fuori la soglia limite di particolato (PM10 e PM2.5), ozono e monossido di carbonio, ma anche nickel e benzene. Con noi anche i paesi dell´Est Europa registrano valori oltre la soglia per la maggior parte delle fonti di inquinamento.

In aggiunta, dalle analisi emerge che in Italia si registrano i valori europei piú alti di particolato nelle zone rurali, insieme a Ungheria e Olanda (come mostrato dal colore viola e rosso nell´immagine qui sopra).

Sebbene in Italia respiriamo piú inquinanti rispetto agli abitanti degli altri paesi la pagella media Europea non é affatto buona e mostra ampi spazi di miglioramento.


Principali risultati a livello Europeo


Polveri sottili: le polveri sottili sono il più grave inquinamento dell'aria a rischio salute nell'Unione europea, con conseguente mortalità prematura. Secondo il rapporto nel 2010, il 21% della popolazione urbana è stata esposta tutti i giorni a livelli di PM10 superiori al valore limite individuato dall’EU per salvaguardare la salute. Fino al 30% della popolazione urbana è stata esposta a più livelli di concentrazione di PM 2.5 sopra i limiti annuali imposti dall’UE (meno rigorosi). Secondo l'OMS i livelli di riferimento, che sono ancora più rigorosi di quelli previsti dalla normativa comunitaria, sono rispettivamente l’81% e il 95% degli abitanti delle città esposti a concentrazioni di PM che superano i valori di riferimento fissati per la protezione della salute umana - sottolineando l'urgenza della prossima revisione della legislazione sull’aria.

Ozono (O3): può causare problemi di salute delle vie respiratorie e provocare mortalità prematura. L'esposizione in città è molto alta, il 97% degli abitanti delle città europee sono stati esposti a concentrazioni di ozono al di sopra del livello di riferimento OMS nel 2010. Il 17% sono stati esposti a concentrazioni superiori al valore di riferimento dell'UE per l’ozono. Nel 2009, il 22% delle terre coltivabili in Europa sono state esposte a concentrazioni di O3 dannose, causando perdite agricole.

Biossido di azoto (NO2): è una delle principali cause di eutrofizzazione (eccessiva crescita di piante e alghe in acqua) e di acidificazione. L’NO2 contribuisce anche alla formazione di Particolato e Ozono. Nel 2010, il 7% degli europei che vivevano in città sono stati esposti a livelli di NO2 superiori ai valori limite UE. Le emissioni nazionali di biossido di azoto in molti paesi europei devono ancora superare i massimali di emissione fissati dalla legislazione comunitaria e dalle convenzioni delle Nazioni Unite.

Benzopirene (BaP): è un agente cancerogeno. Una parte considerevole della popolazione urbana in Europa (20-29% tra il 2008 e il 2010) è stata esposta a concentrazioni superiori ai valori prefissati dall'UE, che devono essere raggiunti entro il 2013. L'aumento delle emissioni di BaP in Europa negli ultimi anni è quindi una questione di interesse.

Biossido di zolfo (SO2): le emissioni sono state ridotte in modo significativo negli ultimi anni grazie alla legislazione dell’UE che richiede l'uso di emissioni scrubbing tecnologiche e minore tenore di zolfo nei combustibili. Il 2010 è stato il primo anno in cui la popolazione urbana europea non è stata esposta a concentrazioni di SO2 sopra il valore limite dell’UE.

concentrazioni di monossido di carbonio, benzene e metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo) nell’ aria esterna sono generalmente bassi, localizzati e sporadici nella UE, con superamenti di alcuni dei valori limite e obiettivi fissati dalla normativa comunitaria.

I numeri di questa relazione fanno comprendere quanto sia necessario un impegno deciso da parte di tutte le nazioni dell´Unione Europea.

Un sensore per smartphone e un'app al servizio della salute



Si chiama Exposomics ed è un progetto finanziato dall'Unione Europea che combinerà le indagini effettuate per mezzo di smartphone dotati di sensori ambientali con analisi mediche dei possessori di cellulari al fine di scoprire l'intera gamma di inquinanti ambientali a cui siamo esposti nel corso della nostra vita e studiare i rischi potenziali di esposizione chimica del corpo umano.


Il progetto è condotto dal Imperial College di Londra e sono coinvolte altre 11 università e istituti di ricerca di tutta Europa, l'università della California e Berkeley negli Stati Uniti.

La metodologia adottata è quella di sviluppare un kit di monitoraggio dell'esposizione umana, con una app che installata nello smartphone che registra l'attività fisica dell'utente, la sua posizione GPS, e l'esposizione agli agenti inquinanti tramite un sensore di inquinamento atmosferico che si collega al telefono. Le informazioni relative all'esposizione saranno periodicamente combinate con l'analisi del sangue e delle urine per determinare il destino di questi inquinanti una volta entrati nel corpo e il loro effetto su biomolecole come DNA, RNA, proteine ​​e metaboliti e livelli alterati di sostanze chimiche nel sangue e nelle urine. 

In futuro il kit di misurazione sarà disponibile anche in commercio.

"E 'ormai chiaro che le malattie con peso maggiore, come il cancro, il diabete, le malattie cardiache, neurodegenerative e malattie come il morbo di Alzheimer, sono principalmente causate da fattori diversi dalla genetica. Questi possono includere aspetti dello stile di vita e dell'ambiente, ma i ruoli precisi di questi diversi fattori che causano le malattie non sono ancora ben compresi ", ha detto il professor Paolo Vineis della School of Public Health, Imperial College di Londra, uno dei principali ideatori del progetto.

Il termine “Exposome” si riferisce alle componenti ambientali che incidono sulla salute di una persona nel corso della sua vita, tra cui lo stile di vita e l'esposizione chimica.

"Ogni giorno siamo tutti esposti a bassi livelli di inquinamento ambientale, come ad esempio lo scarico di motori diesel, fumo di tabacco, e pesticidi. È molto difficile stimare gli effetti sulla salute di tali esposizioni perché non ci sono persone non esposte all’inquinamento con cui fare un confronto " ha aggiunto il professor Vineis.

Al fine di misurare le esposizioni sono stati sviluppati degli strumenti altamente tecnologici, in particolare quelli concentrati sull’inquinamento dell'aria e dell'acqua durante periodi critici della vita.

"Questo progetto si avvarrà delle nuove tecnologie che ci permetteranno di misurare l'esposizione personale di sostanze inquinanti con sensibilità molto maggiore e studiare i loro effetti nel corpo. I risultati ci aiuteranno a sviluppare una migliore comprensione di come l'esposizione a diversi fattori inquinanti si combinano per influenzare il nostro rischio di malattie ", ha detto il Professor Vineis.

I primi risultati sono attesi entro i prossimi due anni.

"Si tratta di un importante passo avanti per ricevere i fondi europei diretti a questo settore di ricerca, che è fondamentale per la prevenzione efficace di un numero di malattie non trasmissibili ", ha concluso il Dottor Christopher Wild, direttore dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, partner del progetto e responsabile del primo sviluppo del concetto di “exposome”.


Un nuovo cemento per assorbire l'inquinamento


Utilizzato dal 1997 in Giappone fa la sua comparsa anche in Europa un nuovo tipo di cemento che è in grado di assorbire inquinamento dall'aria. 

Da anni simili tecnologie vengono testate in tutto il mondo per individuare qualche forma di asfalto o materiale da costruzione in grado di assorbire emissioni inquinanti presenti nell'aria. Si chiama cemento Noxer ed è una pavimentazione in calcestruzzo che dispone di un rivestimento spesso 5-7 mm di biossido di titanio (TiO2) in cima ad uno strato di malta cementizia. 

L'immagine qui sopra mostra il processo attraverso il quale il cemento Noxer assorbe monossido e biossido di azoto (NO e NO2) dall'aria:
1. Il biossido di titanio è un fotocatalizzatore (sostanza che se esposta alla luce è in grado di aumentare la velocità di una reazione chimica) e quando è esposto ai raggi ultravioletti del sole
2. assorbe e rende innocui gli ossidi di azoto (NO e NO2) convertendoli in ioni nitrato (NO3-), che vengono poi
3. lavati via dalla pioggia o imbevuti nel calcestruzzo per formare depositarsi e diventare composto stabile.

La città di Kendal, nella contea di Cumbria ha deciso di procedere all'installazione del cemento Noxer, nel tentativo di rispettare i livelli di inquinamento atmosferico previsti dalla legge ma sfuggiti al controllo dell'amministrazione pubblica. 

Nonostante un portavoce del dipartimento per l'ambiente Britannico ha dichiarato che ci sono limitate prove che il Noxer possa avere effetti positivi nel lungo termine sulla qualità dell'aria soprattutto dal momento che le azioni più efficaci per ridurre l'inquinamento nelle città dovrebbero concentrarsi nella riduzione del traffico e incentivo di mezzi pubblici, piste ciclabili e veicoli elettrici. 

Nel caso italiano, piena emergenza inquinamento atmosferico in tutto il Nord Italia e nelle principali città lungo la penisola, questa tecnologia potrebbe rappresentare un ottimo supporto nel breve termine per limitare i danni dell'inquinamento mentre si attuano politiche di medio e lungo termine con l'obiettivo di ridurre lo smog prodotto quotidianamente. 

Dedicato ai Torinesi

Il 19 Novembre 2011 Torino ha sforato per il diciannovesimo giorno di fila le soglie di inquinamento atmosferico previste dalla normativa europea.

Questo dato é allarmante soprattutto se si considera che la cittá di Torino grazie all´estesa rete di teleriscaldamento riesce a contenere le emissioni inquinanti generate dal riscaldamento domestico e industriale che generalmente rappresentano una voce importante nel bilancio delle emissioni. La principale causa é da ricondurre alla circolazione su strada dei veicoli che, oltre ai gas di scarico, generano e disperdono nell´aria le polveri dei pneumatici.

Suggeriamo a tal proposito di dedicare qualche minuto al reportage presentato sul sito de "La Stampa" in cui vengono approfonditi i temi dell´inquinamento atmosferico nel comune di Torino e in particolare segnaliamo il brillante commento del giornalista Paolo Hutter secondo cui bisogna riconoscere che a Torino (e forse sarebbe piú corretto dire in Pianura Padana) c´é un´emergenza smog

Il termine emergenza é importante perché permetterebbe ai cittadini e al comune di dedicare la la corretta attenzione al problema e permetterebbe di adottare misure significative per ridurre i livelli di inquinamento.

Puó una parola fare la differenza?
Molto probabilmente si dal momento che il termine emergenza attira di piú la nostra attenzione e spinge i media a essere piú costanti nel ricercare notizie e pubblicare aggiornamenti.
Per fare un paragone, ogni volta che si diffonde l´emergenza di qualche influenza proveniente dall´estero (basti pensare agli ultimi anni), in pochi giorni i cittadini adottano misure piú precauzionali per limitare i rischi di contagio. Questo risultato é principalmente dovuto ad una comunicazione piú completa e diffusa delle conseguenze legate all´influenza e dei metodi per limitare i rischi di ammalarsi.

Nel caso dell´inquinamento atmosferico molto spesso il rischio viene taciuto e la comunicazione é limitata a ricordare l´adozione di misure di riduzione delle emissioni attraverso i sistemi delle targhe alterne o le domeniche ecologiche.

Anche in questo caso é necessario che ognuno di noi richieda al proprio comune e regione di essere piú chiari e attivi su questo fronte.

Siamo contenti di vedere che La Stampa ha dedicato un reportage a questo tema e speriamo che possa nascere una sezione di approfondimento ed informazione sull´emergenza inquinamento atmosferico a Torino.